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Visualizzazione dei post da 2006

Un uomo medio

"...lei non ha capito niente perché è un uomo medio. Un uomo medio è un mostro, un pericoloso delinquente, conformista, razzista, schiavista, qualunquista" "...usted no ha entendido nada porque es un hombre-medio. Un hombre-medio es un monstruo, un peligroso delincuente, conformista, racista, esclavista, indiferente a la política" Pier Paolo Pasolini

Buon 11 settembre

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Vignetta di  El Roto su EL PAIS 11 Set. 2006 Domani è l'11 settembre. Con tempismo, l'ufficio stampa di Bin Laden ha reso noto uno spot di 5 anni fa: il più cattivo del mondo che mette a punto gli ultimi dettagli della più grande e sanguinosa operazione di marketing mai inventata. Rispondono i filmati non meno agghiaccianti e non meno ridicoli, del comandante in capo George Bush, tutto teso a spiegare che sta vincendo le sue tante guerre, mentre è chiaro a tutti che non ne sta vincendo nemmeno una. Sono passati 5 anni da quando ci siamo incollati con il cuore in gola alla tivù a veder venir giù le torri, e ancora siamo appesi alle labbra, alle parole, ai gesti e alla facce di questi due micidiali, incalcolabili cialtroni. Buon anniversario. Domani è l'11 settembre. Degli ultimi 5 anni si ricordano massacri, porcate, stragi, violenze inenarrabili, invasioni, torture e una cosa è certa: non abbiamo fatto nemmeno un mezzo passettino in avanti. La dottrina Bin Laden - che...

In memoriam 9/11

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Immagine di El Roto  da EL PAIS 10/09/2006. [...] Sono il pompiere sfracellato con lo sterno a pezzi....sepolto dalle macerie di un muro, Ho respirato calore e fumo....udivo le grida di richiamo dei miei compagni, Udivo i colpi distanti delle picche e delle pale; Hanno rimosso le travi....mi sollevano con tenerezza. Giaccio all'aria della notte con la mia camicia arrossata....per me si fa un gran silenzio, Ormai non sento più male e giaccio esausto ma non così infelice, Bianchi e bellissimi sono i volti che mi attorniano....le teste senza più elmetti, La folla inginocchiata svanisce con la luce delle torce. I morti e gli assenti resuscitano, Prendono l'aspetto di un quadrante o si muovono come fossero le mie lancette....e io stesso sono l'orologio. [...] Walt Whitman, Leaves of Grass , in Foglie d'erba 1855 a cura di Mario Corona,  Marsilio, Venezia 1996, p. 209.

Solitudine

[...] Trovo salutare restar solo per la maggior parte del tempo. Essere in compagnia, anche dei migliori, provoca subito noie e dispersioni. Amo restar solo. Non trovai mai un compagno che fosse tanto buon compagno della solitudine. Per la maggior parte, noi siamo più soli quando usciamo tra gli uomini che quando restiamo in camera nostra. Un uomo che pensi o lavori è sempre solo - lasciatelo stare dove vuole. La solitudine non è misurata dalle miglia di distanza che si frappongono fra un uomo e il suo prossimo. Lo studente realmente studioso, è un solitario, in uno degli affollati alveari di Harvard come un derviscio nel deserto. Il contadino può lavorare da solo per tutto il giorno, nel campo o nel bosco, zappando o tagliando legna, e non sentirsi tale perché ha qualche cosa da fare; ma a sera quando torna a casa, non può sedersi da solo in una stanza, alla mercé dei suoi pensieri, ma deve restare dove può "veder gente", e ricreare e - come s'immagina - remunerare se st...

In viaggio verso l'amore

Amico mio, sei forse in viaggio verso il tuo amore in questa notte di tormenta? Il cielo stride come un'anima in pena. Non riesco a prender sonno stasera. A tratti socchiudo l'uscio e sbircio fuori nel buio, amico mio. Nulla scorgo davanti a me e mi domando dove corra il tuo sentiero. Lungo quale argine di un buio fiume, lungo quale confine di un'orrenda foresta, attraverso quale intrico di fitte tenebre si snoda il sentiero che stai battendo per giungere a me, amico mio? Rabindranath Tagore, Morning songs , A. Narayami, Calcutta 1883 (la trad. è di L. Vanadio).

Il giardino

Non un fremito d'aura giocondo nell'afa ardente. Su l'immota frasca tace ogni trillo, e boccheggianti a fondo giacciono i pesci d'oro entro la vasca. Passa d'uccelli una tribù fuggiasca radendo in fila il bosco sitibondo, e i gigli stanchi senton la burrasca che soffocante gravita sul mondo. Oh mentre il viso tuo sfiorisce e langue come quei figli, e fra ridente e mesta mi guardi effusa d'un pallore esangue, tu pure, inconscia, senti la tempesta d'amor che t'urge e che t'affanna il sangue, e stanca di desio pieghi la testa. Giovanni Marradi, in Il tesoro della poesia italiana. Dal Seicento all'Ottocento , a cura di G. Davico Bonino, Mondadori, Milano 1982.

Perché non dirlo?

Deliri come tu sola sai farlo. E io compongo numeri come per mangiare. Tu deliri e io compongo numeri - questi versi - come per bere. E ci dimentichiamo, nel tuo delirio e nelle mie metriche, della morte che sta dietro il balcone, e della vita che sale per il camino, come una strega, in questa lunga canna sormontata da palme che è l'esistenza, che è la pazienza, che è - perché non dirlo? - la nostra innocenza. José Moreno Villa, in Vittorio Bodini, I poeti surrealisti spagnoli a cura di Oreste Macrì, Einaudi, Torino 1988, vol. II.

Quanto ti odio!

Quest'incontro l'ho combinato a prezzo di molti stratagemmi. Arrivo trafelata e scopro che russi forte - ah, quanto ti odio! - D'accordo, mi sgriderai, ma ti sveglio: e, invece, ti giri dall'altra parte - ah che rabbia mi fai! - Il tempo scorre silenzioso in queste notti di primavera. Anonima giapponese, in The best geisha's songs , a cura di B. Fiedler, Mac Millan, London - New York 1986 (la traduzione è di U. Bottoni).

Il vento scrive

Su la docile sabbia il vento scrive con le penne dell'ala; e in sua favella parlano i segni per le bianche rive. Ma, quando il sol declina, d'ogni nota ombra lene si crea, d'ogni ondicella, quasi di ciglia su soave gota. E par che nell'immenso arido viso della piaggia s'immilli il tuo sorriso. Gabriele D'Annunzio, Alcyone , a cura di P. Gibellini, Einaudi, Torino 1996.

Quelle sue labbra ch'era peccato mordere

Quelle sue labbra ch'era peccato mordere tanto infantili e tenere s'aprivano (neve di sogno non può il tempo sciogliere) chiude un sigillo di divina cera. Ma avete flauti eterni come il mare, o labbra più profonde della sera. Maria Luisa Spaziani, Poesia d'amore del Novecento a cura di Angela Urbano, Crocetti Editore, Milano 2005. Pubblicata sul web in POESIA .

Assenza ovunque vedo

Assenza ovunque vedo: nei tuoi occhi la rifletti. Assenza ovunque ascolto: la tua voce suona tempo. Assenza ovunque aspiro: il tuo fiato d'erba odora. Assenza ovunque tocco: si spopola il tuo corpo. Assenza ovunque sento. Assenza. Assenza. Assenza. Miguel Hernández, in Poeti del Novecento italiani e stranieri , a cura di E. Croce, Einaudi, Torino 1960 (la trad. di questa lirica è di D. Puccini)

In sogno ti vedo ogni notte

Io sogno ti vedo ogni notte mi saluti, nel sogno, con affetto; ed io, rompendo in lagrime dirotte, ai piedi tuoi mi getto. Tu mesta a me guardi fisso, e scuoti la testina bionda; a perla a perla, lento per il viso, il pianto dagli occhi ti gronda. E mi sussurri lieve una parola, e un mazzo di cipresso mi dài tu. Io mi desto ed il mazzo s'invola, e la parola, ahimè, non la so più. Heinrich Heine, Il libro dei canti , intr. di V. Santoli, trad. di A. Vago, Einaudi, Torino 1983.

Es verdad (È vero)

¡Ay que trabajo me cuesta quererte como te quiero! Por tu amor me duele el aire, el corazón y el sombrero. ¿Quién me compraría a mí este cintillo que tengo y esta tristeza de hilo blanco, para hacer pañuelos? ¡Ay que trabajo me cuesta quererte como te quiero! È vero Ahi quanto mi costa amarti come ti amo! Per amor tuo mi duole l'aria, il cuore e il cappello. Chi comprerebbe da me questo nastrino che ho e questa tristezza di filo bianco, per fare fazzoletti? Ahi, quanto mi costa amarti come ti amo! Federico García Lorca, Imprevisto amore , a cura di Donatella Ziliotto, Salani, Milano 2001. La traduzione di questa poesia è di Piero Menarini.

Se non ci sei...

Se non ci sei, mi sembra un sepolcreto questo villaggio; svanita è la malía del paesaggio, del verde idillio queto se non ci sei. Se non ci sei, rifaccio il mio sentiero a fronte bassa, e i colli, i fior, la nuvola che passa, tutto mi è strano e nero, se non ci sei. Se non ci sei, se non ti leggo in volto che sai ch'io t'amo, che irrequïeto ti sogno e ti chiamo, che il raggio mio m'è tolto, se non ci sei; se non ci sei, mi avvinghia oscuramente nelle sue braccia la Noia, incúbo dalla tetra faccia; l'ore son nebbie lente se non ci sei; ma se ti trovo, sfuggon via col volo delle farfalle; ride la casa, un cantico è la valle, un trillo d'usignuolo, quando ti trovo! Giovanni Camerana, in Il tesoro della poesia italiana. Dal Seicento all'Ottocento , a cura di G. Davico Bonino, Mondadori, Milano 1982.

Digitale purpurea

I. Siedono. L’una guarda l’altra. L’una esile e bionda, semplice di vesti e di sguardi; ma l’altra, esile e bruna, l’altra… I due occhi semplici e modesti fissano gli altri due ch’ardono. «E mai non ci tornasti?» «Mai!» «Non le vedesti più?» «Non più, cara.» «Io sí: ci ritornai; e le rividi le mie bianche suore, e li rivissi i dolci anni che sai; quei piccoli anni cosí dolci al cuore…» L’altra sorrise. «E di’: non lo ricordi quell ’orto chiuso? i rovi con le more? i ginepri tra cui zirlano i tordi? i bussi amari? Quel segreto canto misterïoso, con quel fiore, fior di …?» « morte : sí cara». «Ed era vero? Tanto io ci credeva che non mai, Rachele, sarei passata al triste fiore accanto. Ché si diceva: il fiore ha come un miele che inebria l’aria; un suo vapor che bagna l’anima d’un oblío dolce e crudele. Oh! quel convento in mezzo alla montagna cerulea!» Maria parla: una mano posa su quelle della sua compagna; e l’una e l’altra guardano lontano. II. Vedono. Sorge nell’azzurro intenso del ...

Il più bello dei mari

Il più bello dei mari è quello che non navigammo. Il più bello dei nostri figli non è ancora cresciuto. I più belli dei nostri giorni non li abbiamo ancora vissuti. E quello che vorrei dirti di più bello non te l’ho ancora detto. Nazim Hikmet, in Poesia d’amore del Novecento a cura di Angela Urbano, traduzione di Joyce Lussu, Kylix 6, Crocetti Editore, 2006.

La Vida es Sueño

¿Qué es la vida? Un frenesí. ¿Qué es la vida? una ilusión, una sombra, una ficción, y el mayor bien es pequeño; que toda la vida es sueño, y los sueños, sueños son. Calderón De La Barca, in La Vida es Sueño , Edición Evangelina Rodríguez Cuadros, Colección Austral, Espasa Calpe, S.A., Madrid, 1998.

Serepta Mason

My life’s blossom might have bloomed on all sides Save for a bitter wind which stunted my petals On the side of me which you in the village could see. From the dust I lift a voice of protest: My flowering side you never saw! Ye living ones, ye are fools indeed Who do not know the ways of the wind And the unseen forces That govern the processes of life. Il fiore della mia vita avrebbe potuto sbocciare da ogni lato se un vento crudele non avesse tarpato i miei petali sul lato di me che voi nel villaggio potevate vedere. Dalla polvere innalzo una voce di protesta: il mio lato in fiore non lo vedeste mai! Voi che vivete, siete davvero degli sciocchi, voi che non conoscete le vie del vento e le forze invisibili che governano il processo della vita. (Traduzione di Letizia Ciotti Miller) Edgar Lee Masters, in Antologia di Spoon River , a cura di Letizia Ciotti Miller, Newton Compton editori, Roma 1974.

Politica: messaggio inquietante :-(

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Politica: il ridicolo 2

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Politica: il ridicolo 1

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I due fanciulli

I Era il tramonto: ai garruli trastulli erano intenti, nella pace d'oro dell'ombroso viale, i due fanciulli. Nel gioco, serio al pari d'un lavoro, corsero a un tratto, con stupor de' tigli, tra lor parole grandi più di loro. A sé videro nuovi occhi, cipigli non più veduti, e l'uno e l'altro, esangue, ne' tenui diti si trovò gli artigli, e in cuore un'acre bramosia di sangue, e lo videro fuori, essi, i fratelli, l'uno dell'altro per il volto, il sangue! Ma tu, pallida (oh! i tuoi cari capelli strappati e pésti!), o madre pia, venivi su loro, e li staccavi, i lioncelli, ed «A letto» intimasti «ora, cattivi!» II A letto, il buio li fasciò, gremito d'ombre più dense; vaghe ombre, che pare che d'ogni angolo al labbro alzino il dito. Via via fece più grosse onde e più rare il lor singhiozzo, per non so che nero che nel silenzio si sentia passare. L'uno si volse, e l'altro ancor, leggero: nel buio udì l'un cuore, non lontano il calpe...

Tutto è amore

Non aver fretta! – mi sussurrava una segreta voce – Non è matura l’ora dell’amore! – Ed io, incorreggibile disubbidiente, soltanto a lei, Dio, ho dato ascolto – né io stessa so il perché. Non aver fretta! – E i grappoli tintinnano – le campane di pioggia e di bronzo solare, e nelle botti il vino sogna la tempesta, si inaridiscono e si screpolano le labbra, salate da una goccia di sangue. Mistero d’amore, io non ti ho riconosciuto nello sbocciare istantaneo della primavera. Come è tangibile ciò che non sfioriamo, come il calice non bevuto inebria, come tutto è amore! Blaga Dimitrova, in Segnali , a cura di Valeria Salvini, Fondazione Piazzolla 2000. Traduzione di Valeria Salvini. Pubblicata in Internet: POESIA , Mensile Internazionale di Cultura Poetica.

Campidoglio

lei non sa quanto pesa un cuore solitario ci sono notti in cui la lana scura la lana tiepida che mi protegge arriva fino in cielo e mentre dormo mentre respiro mentre singhiozzo mi si versa il latte bollente sul viso e allora una maschera magnifica col sorriso del re di spade copre il mio pianto e tutto questo non è niente ancora lei non mi crederà ma lottare lottare lottare tutte le notti con una tigre fino a trasformarla in magnolia e svegliarsi svegliarsi ancora e non sentirsi stanco e rifare ancora striscia dopo striscia la stessa odiata tigre senza dimenticare gli occhi gli intestini né l’alito fetido tutto questo per me è molto più facile molto più leggero mi creda che non trascinare ogni giorno il peso di un cuore desolato Jorge Eduardo Eielson, in Nodi e corpi nudi a cura di Martha Canfield. Crocetti Editore, Milano 2006. Pubblicata in Internet: POESIA , Mensile Internazionale di Cultura Poetica.

Vattene

Nel mio sogno non c'è posto perché tu possa vivere. Non c'è. Sogno è ogni cosa. E tu vi affonderesti. Vattene a vivere altrove, tu che sei viva. Se fossero simili a ferro o a pietra i miei pensieri, potresti restare. Ma sono fuoco e nubi, ciò che era il mondo al principio quando non c'era nessuno. No, tu non ci puoi vivere. Non c'è posto. I sogni miei t'arderebbero. Manuel Altolaguirre, in Vittorio Bodini, I poeti surrealisti spagnoli a cura di Oreste Macrí, Einaudi, Torino 1988, vol. II.

Tutto come un tempo

«Tutto come un tempo», disse con tenerezza: «tutto, come un tempo». La fissavo negli occhi infelice - Tutto come un tempo. Mi baciava stretto, m'abbracciava: Tutto come un tempo. Eppure qualcosa mi mancava... Proprio cosí, come un tempo. Igor Severjanin, in Piccolo quaderno dei poeti russi del secolo scorso , a cura di V. Miniussi, All'Angelo Raffaele, Venezia 1996.

Il pensiero

Se tu ami quanto io amo, allora ogni minuto dal tuo cuore un pensiero si diparte; e con l'ali del desiderio vola finché incontra in linea retta un mio pensiero cosí simile al tuo, che non possiamo sapere se vada o venga da entrambi finché non definiamo a chi di noi due quel pensiero sia dovuto. Edward Herbert di Cherbury, in Poeti metafisici inglesi del Seicento , a cura di G. Melchiori, Vallardi, 1961.

Prolungamento di un bacio

Ieri ti ho baciato sulle labbra. Ti ho baciato sulle labbra. Intense, rosse. Un bacio così corto durato piú di un lampo, di un miracolo, piú ancora. Il tempo dopo averti baciato non valeva piú a nulla ormai, a nulla era valso prima. Nel bacio il suo inizio e la sua fine. Oggi sto baciando un bacio; non solo con le mie labbra. Le poso non sulla bocca, no, non piú - dov'è fuggita? - Le poso sul bacio che ieri ti ho dato, sulle bocche unite dal bacio che hanno baciato. E dura questo bacio piú del silenzio, della luce. Perché io non bacio ora né una carne né una bocca, che scappa, che mi sfugge. No. Ti sto baciando piú lontano. Pedro Salinas, La voce a te dovuta , a cura di E. Scoles, Einaudi, Torino 1979.

Temo di raccontare quanto t'amo

Temo di raccontare quanto t'amo. Ho paura che, udito il mio racconto, la lieve brezza tra i cespugli, a un tratto pazza di gioia, sulla terra s'abbatta come un uragano... Temo di raccontare quanto t'amo. Ho paura che, udito il mio racconto, le stelle si fissino immobili in mezzo all'oscuro cielo e una notte senza fine prenda a incombere. Temo di raccontare quanto t'amo. Ho paura che, udito il mio racconto, il mio cuore si sgomenti della follia d'amore e si spezzi, angosciato e felice. Nikolaj Minskij, in Piccolo quaderno dei poeti russi del secolo scorso , a cura di V. Miniussi, All'Angelo Raffaele, Venezia 1996.

Donna

Quand'eri giovinetta pungevi come una mora di macchia. Anche il piede t'era un'arma, o selvaggia. Eri difficile a prendere. Ancora giovane, ancora sei bella. I segni degli anni, quelli del dolore, legano l'anime nostre, una ne fanno. E dietro i capelli nerissimi che avvolgo alle mie dita, più non temo il piccolo bianco puntuto orecchio demoniaco. Umberto Saba, Il canzoniere (1900-1954) , Einaudi, Torino 1988.

Ti sentii, perché a quell'orma

Ti sentii, perché a quell'orma del tuo piede sul sentiero mi dolse il cuore su cui un dí passasti. Corsi impazzito; cercai per tutto il giorno; come un cane randagio. ...Te n'eri andata! E il tuo passo calcava il mio cuore, in una fuga senza fine, come se lui fosse la strada che ti portasse per sempre... Juan Ramón Jiménez, in Poeti del Novecento italiani e stranieri , a cura di E. Croce, Einaudi, Torino 1960 (la trad. di questa lirica è di M. Socrate).

Cet amour (Questo amore)

Cet amour Si violent Si fragile Si tendre Si désespéré Cet amour Beau comme le jour Et mauvais comme le temps Quand le temps est mauvais Cet amour si vrai Cet amour si beau Si heureux Si joyeux Et si dérisoire Tremblant de peur comme un enfant dans le noir Et si sûr de lui Comme un homme tranquille au milieu de la nuit Cet amour qui faisait peur aux autres Qui les faisait parler Qui les faisait blêmir Cet amour guetté Parce que nous les guettions Traqué blessé piétiné achevé nié oublié Parce que nous l'avons traqué blessé piétiné achevé nié oublié Cet amour tout entier Si vivant encore Et tout ensoleillé C'est le tien C'est le mien Celui qui a été Cette chose toujours nouvelle Et qui n'à pas changé Aussi vraie qu'une plante Aussi tremblante qu'un oiseau Aussi chaude aussi vivante que l'été Nous pouvons tous les deux Aller et revenir Nous pouvons oublier Et puis nous rendormir Nous réveiller souffrir vieillir Nous endormir encore Rêver à la mort Nous éveiller...

La mantellina

Se tu sapessi come si allarma senza ragione il cuore quando scendi di corsa le scale di casa avvolta nella tua mantellina nera e grigia. Se ora sto a chiedermi dove andrai che farai, quando ritornerai sarà perché ricordo che ai miei tempi la mantellina era un capo di viaggio (o ai tempi della Primula Rossa?) La tua breve uscita, la tua lunga assenza mi fa passare la mano sul volto guardare lunghi tetti di case sentirmi come se fossi investito da una fredda folata di nevischio. Luciano Erba, L'ippopotamo , Einaudi, Torino 1989.

The main difference

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Ed è subito sera (Pronto se hará de noche)

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Ognuno sta solo sul cuor della terra trafitto da un raggio di sole: ed è subito sera. Todo el mundo está solo en el corazón de la tierra traspasado por un rayo de sol: y pronto se hará de noche. Salvatore Quasimodo, in Ed è subito sera , Mondadori, Milano 1942. Per la traduzione in spagnolo: El Poder de la Palabra , Barcelona - Nueva York.

Paris at night

Trois allumettes une à une allumées dans la nuit La première pour voir ton visage tout entier La seconde pour voir tes yeux La dernière pour voir ta bouche Et l’obscurité tout entière pour me rappeler tout cela En te serrant dans mes bras. Tre fiammiferi accesi uno per uno nella notte Il primo per vederti tutto il viso Il secondo per vederti gli occhi L'ultimo per vedere la tua bocca E tutto il buio per ricordarmi queste cose Mentre ti stringo tra le braccia Jacques Prévert, in Parole , Trad. di Rino Cortiana, Maurizio Cucchi e Giovanni Raboni,TEA, Milano 1998.

Campagna di ragazza (Campo de muchacha)

Tu sei a volte una contadina frustrata che prende gli uccelli con le mani, che ha cura del gatto di casa, che chiama il cane vagabondo. Qui non ci sono vacche né cavalli, però tu li cerchi nel libro, nel quaderno da dipingere del bimbo, nel cinematografo. Vivi tra metalli, tra fili, tra vestiti inamidati, tra vasi con fiori di plastica. Sei della città, però nel fondo del tuo cuore c'è un canarino, un cervo selvaggio, un lupacchiotto. Oscar Acosta, in Giovani poeti dell'America Centrale, del Messico e della Antille , a cura di H. G. Robles e U. Bonetti, Einaudi, Torino 1977.

La lettera

Ti scrivo e la lampada ascolta. L'orologio aspetta a brevi colpi; chiuderò gli occhi certamente e mi addormenterò di noi due... Dolce è la lampada, ho la febbre; si ode solamente la tua voce... Il tuo nome mi ride sulle labbra, la tua carezza sta nelle mie dita. Ho la dolcezza di un tempo; in me singhiozza il tuo povero cuore; in sonnoveglia non so proprio se ti scrivo, o se invece sei tu... Henri Barbusse, in Poeti simbolisti francesi , a cura di G. Viazzi, Einaudi, Torino 1990.

Carmen al mare, quasi al tramonto.

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Carmen. Spiaggia di Randello (RG), Estate 1992.

Poesia di compleanno

Poiché hai compiuto gli anni, Benamata, e l’ala del tempo ha sfiorato i tuoi capelli neri, e i tuoi grandi occhi calmi hanno fissato per un momento l’imperscrutabile Nord… Io vorrei darti, al di là dei baci e delle rose, tutto ciò che non è mai stato dato da un uomo alla sua Amata, io che tanto poco posso offrirti. Vorrei darti per esempio l’istante in cui sono nato, segnato dalla fatalità della tua venuta. Vedresti allora in me, nella trasparenza del mio petto, l’ombra della tua forma anteriore a te stessa. Vorrei darti anche il mare dove ho nuotato da bambino, il tranquillo mare dell’isola dove mi perdevo, dove m’immergevo e da cui traevo la forma elementare di tutto ciò che esiste nello spazio in alto – stelle morte, meteoriti sommerse, il plàncton delle galassie, la placenta dell’Infinito. E inoltre vorrei darti le mie folli corse inutili, di certo nella premonitoria ricerca delle tue braccia, e la volontà di aggredire tutto dall’alto, e travalicare tutto ciò che è proibito, e gli ...

Per vivere un grande amore

Per vivere un grande amore, è necessaria molta concentrazione e molto senno, molta serietà e poco riso - per vivere un grande amore. Per vivere un grande amore, si deve essere uomo di una sola donna; poiché essere di molte, caspita!, è facile…- ma non ha nessun valore. Per vivere un grande amore, primo è necessario consacrarsi cavaliere ed essere della propria dama per intero - comunque sia. Si dovrà fare del corpo una dimora dove chiudere in clausura la donna amata e appostarsi di fuori con una spada - per vivere un grande amore. Per vivere un grande amore, vi dico, è necessaria attenzione con il "vecchio amico", che poiché è solo vi vuole sempre con sé per illudere il grande amore. È necessaria moltissima attenzione con chiunque non sia innamorato, poiché chi non lo è, è sempre pronto a infastidire il grande amore. Per vivere un amore, in realtà, bisogna compenetrarsi nella verità che non esiste amore senza fedeltà - per vivere un grande amore. E dunque chi tradisce il prop...

Il sabato

Poiché oggi è sabato, comprerò una chitarra per mia figlia Susanna, per farle imparare il do maggiore e cantare un giorno, accanto al letto di morte di suo padre, il valzer "Lacrime di dolore", di Pixinguinha - e suo padre possa così chiudere per sempre gli occhi fra pianti e arrivare all'eternità aiutato dalla mano nera e fraterna del grande musicista... Poiché oggi è sabato, desidererò essere di nuovo giovane e tremare, come una volta, all'idea di incontrare la donna sposata, dai piedi di giglio; desidererò essere giovane e guardare, come un tempo, i miei bicipiti robusti di fronte allo specchio... Poiché oggi è sabato, desidererò essere su un treno che va da Oxford a Londra, e al passaggio della stazione di Reading ricordarmi di Oscar Wilde mentre in prigione scrive che l'uomo uccide tutto ciò che ama... Poiché oggi è sabato, desidererò essere di nuovo in un caffè del Leblon, con il mio amico Ruben Braga, entrambi neri per il sole e con i capelli, ahi, senza ca...

Sí, credetemi, amore è tutto questo

Abbandonarsi, ardire, esser furioso, tenero, aspro, liberale, schivo, animoso, accasciato, morto, vivo, leale, infido, vile e coraggioso; non trovar fuor del bene agio e riposo, mostrarsi altero, mite, egro, giulivo, stizzito, pusillanime, aggressivo, soddisfatto, adontato, sospettoso; voltar le spalle al chiaro disinganno, bere veleno per liquore grato, scordarsi del profitto, amare il danno; creder che il cielo è in un inferno entrato, dar l'anima e la vita a un disinganno; quest'è amore: lo sa chi l'ha provato. Félix Lope de Vega, Liriche , a cura di R. Paoli, Einaudi, Torino 1974.

La trota

In un limpido ruscello, guizza lieta e veloce la trota briosa traversandolo come una freccia. Io stavo sulla riva, e osservavo quieto e sereno il pesce giulivo che nuotava nell'acqua chiara. Un pescatore con la lenza stava sulla sponda, ed impassibile guardava muoversi il pesciolino. Fin tanto che l'acqua conserverà la limpidezza, pensavo, egli non catturerà la trota con il suo amo. Ma d'un tratto al furfante l'attesa sembrò troppo lunga. Perfidamente intorbida il ruscelletto, ancor prima ch'io l'abbia pensato; - ecco vibra la sua canna, si dibatte il pesciolino all'amo, ed io col sangue in tumulto vidi la trota gabbata. Voi che alla dorata fonte della rassicurante giovinezza siete, pensate alla trota; se vedete il pericolo, correte! Spesso sbagliate solo per difetto di scaltrezza. Badate, fanciulle, ai seduttori con l'amo! - Vi faran sanguinare e sarà troppo tardi. Christian Schubart, in I capolavori della poesia romantica , a cura di G. Davico Bonino, ...

Allora, è vero, mi aspetterai!

Allora, è vero tu mi aspetterai aspetterai che io sparga tutti i semi del canestro che io riaccompagni a casa l'ape selvatica smarrita che sul tetto della barca, nella capanna, nella stalla si accendano piccoli lumi a olio e torce aspetterai che io legga una finestra che sbatte luminosa o buia e abbia smesso di parlare con gli spiriti luminosi o bui aspetterai che la grande Via diventi canto che l'amore cammini fin sotto al sole quando il vasto Fiume d'argento ci separerà tu ancora aspetterai paziente che io costruisca una zattera fedele Allora è vero non puoi più rimangiarti la promessa anche se le mie morbide mani sono già screpolate e dalle guance sono scomparse le nuvole rosa della primavera anche se il mio flauto soffia sangue e la neve ghiacciata non si scioglie prima anche se alle spalle c'è una frusta e di fronte il precipizio anche se il buio mi raggiunge prima dell'aurora ed io e la Terra ci immergiamo insieme e non ho nemmeno il tempo di liberare l'uc...

La domanda giusta

La domanda che dobbiamo porci non è se ci stimiamo, ma "quando ci stimiamo". Quando ci liberiamo dalle catene della nostra storia. Quando non abbiamo obiettivi rigidi e prestabiliti. Quando abbandoniamo le nostre certezze, siamo cedevoli verso le esperienze e aperti al nuovo. Quando non giudichiamo noi stessi e gli altri. Quando facciamo le cose con passione e creatività. Quando sappiamo stare da soli e non rifuggiamo il silenzio. Quando riusciamo a "galleggiare" nelle cose che ci succedono senza cercare di modificarle a tutti i costi. Quando consentiamo alla tristezza di fluire dentro di noi come un'energia purificatrice. Quando l'importante non è il risultato, ma l'arricchimento che riusciamo a trarre da un'esperienza. Quando sappiamo osservare i brutti pensieri che ci vengono senza metterli in atto né giudicarli. Quando non ripetiamo sempre gli stessi comportamenti in modo automatico. Quando ci occupiamo amorevolmente del nostro corpo. Quando non ...

La depressione

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La depressione by Franco Matticchio, RIZA psicosomatica, n. 295, Sett. 2005.

Aspettando

Mi sussurrò: "Domani?". Ed io: "Domani m'avrai tra le tue braccia a l'istessa ora; fra i tuoi capelli passerò le mani, tu, sognando, dirai che m'ami ancora". Ecco, son qui. Lo attendo. A i più lontani passi, a ogni lieve suon che vien da fuora tendo l'orecchio, e in desideri arcani frugo con gli occhi la gentil dimora. È un vago nido. Le finestre aperte di primavera invitano all'incanto: scherza il sole tra i fiori e su 'l velluto. Io l'armi antiche e i quadri, onde coperte son le mura, contemplo; e penso intanto qual tesoro di baci ho già perduto. Contessa Lara, in Il tesoro della poesia italiana. Dal Seicento all'Ottocento , a cura di G. Davico Bonino, Mondadori, Milano 1982.

Metà dell'anima è fuggita

Metà dell'anima mia ancora è viva e spira, l'altra metà non so se Amore o Morte la portò via. Ch'è sparita lo so. Forse è presso qualcuno dei ragazzi. Pure già tante volte avevo detto: "Non le date ricetto quando fugge da me"... Sí, è là che s'aggira smaniosa d'amore, degna che si pigli a sassate. Callimaco, Epigrammi , a cura di A. Angelini, Einaudi, Torino 1990.