17 agosto 2012

PABLO NERUDA, Pido silencio (Chiedo silenzio)

 

Pablo neruda 2

 

 

Ora, lasciatemi tranquillo.
Ora, abituatevi senza di me.

Io chiuderò gli occhi

E voglio solo cinque cose,
cinque radici preferite.

Una è l'amore senza fine.

La seconda è vedere l'autunno.
Non posso vivere senza che le foglie
volino e tornino alla terra.

La terza è il grave inverno,
la pioggia che ho amato, la carezza
del fuoco nel freddo silvestre.

La quarta cosa è l'estate
rotonda come un'anguria.

La quinta cosa sono i tuoi occhi.

Matilde mia, beneamata,
non voglio dormire senza i tuoi occhi,
non voglio esistere senza che tu mi guardi:
io muto la primavera
perché tu continui a guardarmi.

Amici, questo è ciò che voglio.
E' quasi nulla e quasi tutto.

Ora se volete andatevene.

Ho vissuto tanto che un giorno
dovrete per forza dimenticarmi,
cancellandomi dalla lavagna:
il mio cuore è stato interminabile.

Ma perché chiedo silenzio
non crediate che io muoia:
mi accade tutto il contrario:
accade che sto per vivere.

Accade che sono e che continuo.

Non sarà dunque che dentro
di me cresceran cereali,
prima i garni che rompono
la terra per vedere la luce,
ma la madre terra è oscura:
e dentro di me sono oscuro:
sono come un pozzo nelle cui acque
la notte lascia le sue stelle
e sola prosegue per i campi.

E' che son vissuto tanto
e che altrettanto voglio vivere.

Mai mi son sentito sé sonoro,
mai ho avuto tanti baci.

Ora, come sempre, è presto.
La luce vola con le sue api.

Lasciatemi solo con il giorno.
Chiedo il permesso di nascere.

---

Ahora me dejen tranquilo.
Ahora se acostumbren sin mí.

Yo voy a cerrar los ojos

Y sólo quiero cinco cosas,
cinco raices preferidas.

Una es el amor sin fin.

Lo segundo es ver el otoño. 
No puedo ser sin que las hojas 
vuelen y vuelvan a la tierra.

Lo tercero es el grave invierno, 
la lluvia que amé, la caricia 
del fuego en el frío silvestre.

En cuarto lugar el verano 
redondo como una sandía.

La quinta cosa son tus ojos, 
Matilde mía, bienamada, 
no quiero dormir sin tus ojos, 
no quiero ser sin que me mires:
yo cambio la primavera 
por que tú me sigas mirando.

Amigos, eso es cuanto quiero. 
Es casi nada y casi todo.

Ahora si quieren se vayan.

He vivido tanto que un día 
tendrán que olvidarme por fuerza, 
borrándome de la pizarra:
mi corazón fue interminable.

Pero porque pido silencio 
no crean que voy a morirme:
me pasa todo lo contrario:
sucede que voy a vivirme.

Sucede que soy y que sigo.

No será, pues, sino que adentro 
de mí crecerán cereales, 
primero los granos que rompen 
la tierra para ver la luz, 
pero la madre tierra es oscura:
y dentro de mí soy oscuro:
soy como un pozo en cuyas aguas 
la noche deja sus estrellas 
y sigue sola por el campo.

Se trata de que tanto he vivido 
que quiero vivir otro tanto.

Nunca me sentí tan sonoro, 
nunca he tenido tantos besos.

Ahora, como siempre, es temprano. 
Vuela la luz con sus abejas.

Déjenme solo con el día. 
Pido permiso para nacer.

01 gennaio 2012

Lettera di Capodanno

Bufalino




Dicono che repetita iuvant;
che il primo bacio è insipido, ma è il secondo che conta;
che il bis d’un minuto radioso
s’insaporisce d’un miele che ci sfuggì quella sera…
Ma l’anno che ritorna col suo rauco olifante
a soffiarci dentro le orecchie
l’ennesima Roncisvalle,
e ingrossa i fiumi, impoverisce gli alberi;
l’anno che nello specchio del bagno consegna
a uno svogliato rasoio la barba sempre più bianca;
l’anno che cresce su sé con l’ingordigia dei numeri,
sgranando sul calendario
il recidivo blues del Mai più…
chi oserebbe dire che meriti la festa del Benvenuto?
chi potrebbe giurare che non sia peggio degli altri?
Il male si moltiplica e repetita non iuvant.
Eppure…
Eppure nella tombola arcana del Possibile
fra i dadi e il caso la partita è aperta;
gonfiano fiori insoliti il grembo d’una zolla;
lune mai viste inonderanno il cielo;
due ragazzi in giardino
si scambieranno i telefoni, i nomi,
stupiti di chiamarsi Adamo ed Eva;
verrà sotto i balconi
un cieco venditore d’almanacchi
a persuaderci di vivere…
Crediamogli un’ultima volta.

Gesualdo Bufalino

 

Ti muovi dentro di me

Ti muovi dentro di me,
fluttuando leggera.
Mi scopri.
E così io ti scopro.