30 maggio 2006

Il più bello dei mari

Il più bello dei mari
è quello che non navigammo.
Il più bello dei nostri figli
non è ancora cresciuto.
I più belli dei nostri giorni
non li abbiamo ancora vissuti.
E quello
che vorrei dirti di più bello
non te l’ho ancora detto.

Nazim Hikmet, in Poesia d’amore del Novecento a cura di Angela Urbano, traduzione di Joyce Lussu, Kylix 6, Crocetti Editore, 2006.

27 maggio 2006

La Vida es Sueño

¿Qué es la vida? Un frenesí.

¿Qué es la vida? una ilusión,

una sombra, una ficción,

y el mayor bien es pequeño;

que toda la vida es sueño,

y los sueños, sueños son.


Calderón De La Barca, in La Vida es Sueño, Edición Evangelina Rodríguez Cuadros, Colección Austral, Espasa Calpe, S.A., Madrid, 1998.

23 maggio 2006

Serepta Mason

My life’s blossom might have bloomed on all sides

Save for a bitter wind which stunted my petals

On the side of me which you in the village could see.

From the dust I lift a voice of protest:

My flowering side you never saw!

Ye living ones, ye are fools indeed

Who do not know the ways of the wind

And the unseen forces

That govern the processes of life.



Il fiore della mia vita avrebbe potuto sbocciare da ogni lato
se un vento crudele non avesse tarpato i miei petali
sul lato di me che voi nel villaggio potevate vedere.
Dalla polvere innalzo una voce di protesta:
il mio lato in fiore non lo vedeste mai!
Voi che vivete, siete davvero degli sciocchi,
voi che non conoscete le vie del vento
e le forze invisibili
che governano il processo della vita.

(Traduzione di Letizia Ciotti Miller)


Edgar Lee Masters, in Antologia di Spoon River, a cura di Letizia Ciotti Miller, Newton Compton editori, Roma 1974.

20 maggio 2006

I due fanciulli

I

Era il tramonto: ai garruli trastulli
erano intenti, nella pace d'oro
dell'ombroso viale, i due fanciulli.

Nel gioco, serio al pari d'un lavoro,
corsero a un tratto, con stupor de' tigli,
tra lor parole grandi più di loro.

A sé videro nuovi occhi, cipigli
non più veduti, e l'uno e l'altro, esangue,
ne' tenui diti si trovò gli artigli,

e in cuore un'acre bramosia di sangue,
e lo videro fuori, essi, i fratelli,
l'uno dell'altro per il volto, il sangue!

Ma tu, pallida (oh! i tuoi cari capelli
strappati e pésti!), o madre pia, venivi
su loro, e li staccavi, i lioncelli,

ed «A letto» intimasti «ora, cattivi!»

II

A letto, il buio li fasciò, gremito
d'ombre più dense; vaghe ombre, che pare
che d'ogni angolo al labbro alzino il dito.

Via via fece più grosse onde e più rare
il lor singhiozzo, per non so che nero
che nel silenzio si sentia passare.

L'uno si volse, e l'altro ancor, leggero:
nel buio udì l'un cuore, non lontano
il calpestìo dell'altro passeggero.

Dopo breve ora, tacita, pian piano,
venne la madre, ed esplorò col lume
velato un poco dalla rosea mano.

Guardò sospesa; e buoni oltre il costume
dormir li vide, l'uno all'altro stretto
con le sue bianche aluccie senza piume;

e rincalzò, con un sorriso, il letto.

III

Uomini, nella truce ora dei lupi,
pensate all'ombra del destino ignoto
che ne circonda, e a' silenzi cupi

che regnano oltre il breve suon del moto
vostro e il fragore della vostra guerra,
ronzio d'un'ape dentro il bugno vuoto.

Uomini, pace! Nella prona terra
troppo è il mistero; e solo chi procaccia
d'aver fratelli in suo timor, non erra.

Pace, fratelli! e fate che le braccia
ch'ora o poi tenderete ai più vicini,
non sappiano la lotta e la minaccia.

E buoni veda voi dormir nei lini
placidi e bianchi, quando non intesa,
quando non vista, sopra voi si chini

la Morte con la sua lampada accesa.

Giovanni Pascoli, in Primi Poemetti, a cura di N. Ebani, Guanda, Milano 2005.

19 maggio 2006

Tutto è amore

Non aver fretta! – mi sussurrava una segreta voce –
Non è matura l’ora dell’amore! –
Ed io, incorreggibile disubbidiente,
soltanto a lei, Dio, ho dato ascolto –
né io stessa so il perché.

Non aver fretta! – E i grappoli tintinnano –
le campane di pioggia e di bronzo solare,
e nelle botti il vino sogna la tempesta,
si inaridiscono e si screpolano le labbra,
salate da una goccia di sangue.

Mistero d’amore, io non ti ho riconosciuto
nello sbocciare istantaneo della primavera.
Come è tangibile ciò che non sfioriamo,
come il calice non bevuto inebria,
come tutto è amore!

Blaga Dimitrova, in Segnali, a cura di Valeria Salvini, Fondazione Piazzolla 2000. Traduzione di Valeria Salvini. Pubblicata in Internet: POESIA, Mensile Internazionale di Cultura Poetica.

18 maggio 2006

Campidoglio

lei non sa quanto pesa
un cuore solitario
ci sono notti in cui la lana scura
la lana tiepida che mi protegge
arriva fino in cielo
e mentre dormo mentre respiro
mentre singhiozzo
mi si versa il latte bollente
sul viso
e allora una maschera magnifica
col sorriso del re di spade
copre il mio pianto
e tutto questo non è niente ancora
lei non mi crederà
ma lottare lottare lottare
tutte le notti con una tigre
fino a trasformarla in magnolia
e svegliarsi
svegliarsi ancora e non sentirsi
stanco e rifare ancora
striscia dopo striscia la stessa odiata tigre
senza dimenticare gli occhi gli intestini
né l’alito fetido
tutto questo per me
è molto più facile molto più leggero
mi creda
che non trascinare ogni giorno
il peso di un cuore desolato

Jorge Eduardo Eielson, in Nodi e corpi nudi a cura di Martha Canfield. Crocetti Editore, Milano 2006. Pubblicata in Internet: POESIA, Mensile Internazionale di Cultura Poetica.

17 maggio 2006

Vattene

Nel mio sogno non c'è posto
perché tu possa vivere. Non c'è.
Sogno è ogni cosa. E tu vi affonderesti.
Vattene a vivere altrove,
tu che sei viva. Se fossero
simili a ferro o a pietra
i miei pensieri, potresti restare.
Ma sono fuoco e nubi,
ciò che era il mondo al principio
quando non c'era nessuno.
No, tu non ci puoi vivere. Non c'è posto.
I sogni miei t'arderebbero.

Manuel Altolaguirre, in Vittorio Bodini, I poeti surrealisti spagnoli a cura di Oreste Macrí, Einaudi, Torino 1988, vol. II.

15 maggio 2006

Tutto come un tempo

«Tutto come un tempo»,
disse con tenerezza: «tutto, come un tempo».
La fissavo negli occhi infelice -
Tutto come un tempo.
Mi baciava stretto, m'abbracciava:
Tutto come un tempo.
Eppure qualcosa mi mancava...
Proprio cosí, come un tempo.

Igor Severjanin, in Piccolo quaderno dei poeti russi del secolo scorso, a cura di V. Miniussi, All'Angelo Raffaele, Venezia 1996.

Il pensiero

Se tu ami quanto io amo,
allora ogni minuto dal tuo cuore
un pensiero si diparte;
e con l'ali del desiderio vola
finché incontra in linea retta
un mio pensiero
cosí simile al tuo, che non possiamo sapere
se vada o venga da entrambi
finché non definiamo
a chi di noi due quel pensiero sia dovuto.

Edward Herbert di Cherbury, in Poeti metafisici inglesi del Seicento, a cura di G. Melchiori, Vallardi, 1961.

14 maggio 2006

Prolungamento di un bacio

Ieri ti ho baciato sulle labbra.
Ti ho baciato sulle labbra. Intense,
rosse. Un bacio così corto
durato piú di un lampo,
di un miracolo, piú ancora.

Il tempo
dopo averti baciato
non valeva piú a nulla
ormai, a nulla
era valso prima.
Nel bacio il suo inizio e la sua fine.

Oggi sto baciando un bacio;
non solo con le mie labbra.
Le poso
non sulla bocca, no, non piú
- dov'è fuggita? -

Le poso
sul bacio che ieri ti ho dato,
sulle bocche unite
dal bacio che hanno baciato.
E dura questo bacio
piú del silenzio, della luce.
Perché io non bacio ora
né una carne né una bocca,
che scappa, che mi sfugge.
No.
Ti sto baciando piú lontano.

Pedro Salinas, La voce a te dovuta, a cura di E. Scoles, Einaudi, Torino 1979.

Temo di raccontare quanto t'amo

Temo di raccontare quanto t'amo.
Ho paura che, udito il mio racconto,
la lieve brezza tra i cespugli, a un tratto pazza di gioia,
sulla terra s'abbatta come un uragano...

Temo di raccontare quanto t'amo.
Ho paura che, udito il mio racconto,
le stelle si fissino immobili in mezzo all'oscuro cielo
e una notte senza fine prenda a incombere.

Temo di raccontare quanto t'amo.
Ho paura che, udito il mio racconto,
il mio cuore si sgomenti della follia d'amore
e si spezzi, angosciato e felice.

Nikolaj Minskij, in Piccolo quaderno dei poeti russi del secolo scorso, a cura di V. Miniussi, All'Angelo Raffaele, Venezia 1996.

13 maggio 2006

Donna

Quand'eri
giovinetta pungevi
come una mora di macchia. Anche il piede
t'era un'arma, o selvaggia.
Eri difficile a prendere.
Ancora
giovane, ancora
sei bella. I segni
degli anni, quelli del dolore, legano
l'anime nostre, una ne fanno. E dietro
i capelli nerissimi che avvolgo
alle mie dita, più non temo il piccolo
bianco puntuto orecchio demoniaco.

Umberto Saba, Il canzoniere (1900-1954), Einaudi, Torino 1988.

12 maggio 2006

Ti sentii, perché a quell'orma

Ti sentii, perché a quell'orma
del tuo piede sul sentiero
mi dolse il cuore su cui un dí passasti.
Corsi impazzito; cercai per tutto il giorno;
come un cane randagio.
...Te n'eri andata! E il tuo passo calcava
il mio cuore, in una fuga senza fine,
come se lui fosse la strada
che ti portasse per sempre...

Juan Ramón Jiménez, in Poeti del Novecento italiani e stranieri, a cura di E. Croce, Einaudi, Torino 1960 (la trad. di questa lirica è di M. Socrate).

07 maggio 2006

Cet amour (Questo amore)

Cet amour
Si violent
Si fragile
Si tendre
Si désespéré
Cet amour
Beau comme le jour
Et mauvais comme le temps
Quand le temps est mauvais
Cet amour si vrai
Cet amour si beau
Si heureux
Si joyeux
Et si dérisoire
Tremblant de peur comme un enfant dans le noir
Et si sûr de lui
Comme un homme tranquille au milieu de la nuit
Cet amour qui faisait peur aux autres
Qui les faisait parler
Qui les faisait blêmir
Cet amour guetté
Parce que nous les guettions
Traqué blessé piétiné achevé nié oublié
Parce que nous l'avons traqué blessé piétiné achevé nié oublié
Cet amour tout entier
Si vivant encore
Et tout ensoleillé
C'est le tien
C'est le mien
Celui qui a été
Cette chose toujours nouvelle
Et qui n'à pas changé
Aussi vraie qu'une plante
Aussi tremblante qu'un oiseau
Aussi chaude aussi vivante que l'été
Nous pouvons tous les deux
Aller et revenir
Nous pouvons oublier
Et puis nous rendormir
Nous réveiller souffrir vieillir
Nous endormir encore
Rêver à la mort
Nous éveiller sourire et rire
Et rajeunir
Notre amour reste là
Têtu comme une bourrique
Vivant comme le désir
Cruel comme la mémoire
Bête comme le regrets
Tendre comme le souvenir
Froid comme le marbre
Beau comme le jour
Fragile comme un enfant
Il nous regarde en souriant
Et il nous parle sans rien dire
Et moi je l'écoute en tremblant
Et je crieJe crie pour toi
Je crie pour moiJe te supplie
Pour toi pour moi et pour tous ceux qui s'aiment
Et qui se sont aimés
Oui je lui crie
Pour toi pour moi et tous le autres
Que je ne connais pas
Reste là
Là où tu es
Là où tu étais autrefois
Reste là
Ne bouge pas
Ne t'en va pas
Nous qui sommes aimés
Nous t'avons oublié
Toi ne nous oublie pas
Nous n'avions que toi sur la terre
Ne nous laisse pas devenir froids
Beaucoup plus loin toujours
Et n'importe où
Donne-nous signe de vie
Beaucoup plus tard au coin d'un bois
Dans la forêt de la mémoire
Surgis soudain
Tends-nous la main
Et sauve-nous.


Questo amore
Così violento
Così fragile
Così tenero
Così disperato
Questo amore
Bello come il giorno
Cattivo come il tempo
Quando il tempo è cattivo
Questo amore così vero
Questo amore così bello
Così felice
Così gioioso
Così irrisorio
Tremante di paura come un bambino quando è buio
Così sicuro di sè
Come un uomo tranquillo nel cuore della notte
Questo amore che faceva paura
Agli altri
E li faceva parlare e impallidire
Questo amore tenuto d'occhio
Perchè noi lo tenevamo d'occhio
Braccato ferito calpestato fatto fuori negato cancellato
Perchè noi l'abbiamo braccato ferito calpestato fatto fuori negato cancellato
Quest'amore tutto intero
Così vivo ancora
E baciato dal sole
È il tuo amore
È il mio amore
È quel che è stato
Questa cosa sempre nuova
Che non è mai cambiata
Vera come una pianta
Tremante come un uccello
Calda viva come l'estate
Sia tu che io possiamo
Andare e tornare possiamo
Dimenticare
E poi riaddormentarci
Svegliarci soffrire invecchiare
Addormentarci ancora
Sognarci della morte
Ringiovanire
E svegli sorridere ridere
Il nostro amore non si muove
Testardo come un mulo
Vivo come il desiderio
Crudele come la memoria
Stupido come i rimpianti
Tenero come il ricordo
Freddo come il marmo
Bello come il giorno
Fragile come un bambino
Ci guarda sorridendo
Ci parla senza dire
E io l'ascolto tremando
E grido
Grido per te
Grido per me
Ti supplico
Per te per me per tutti quelli che si amano
E che si sono amati
Oh sì gli grido
Per te per me per tutti gli altri
Che non conosco
Resta dove sei
Non andartene via
Resta dov'eri un tempo
Resta dove sei
Non muoverti
Non te ne andare
Noi che siamo amati noi t'abbiamo
Dimenticato
Tu non dimenticarci
Non avevamo che te sulla terra
Non lasciarci morire assiderati
Lontano sempre più lontano
Dove tu vuoi
Dacci un segno di vita
Più tardi, più tardi, di notte
Nella foresta del ricordo
Sorgi improvviso
Tendici la mano
Portaci in salvo.

Jacques Prévert, in Parole, Trad. di Rino Cortiana, Maurizio Cucchi e Giovanni Raboni,TEA, Milano 1998.

06 maggio 2006

La mantellina

Se tu sapessi come si allarma
senza ragione il cuore
quando scendi di corsa le scale di casa
avvolta nella tua mantellina nera e grigia.
Se ora sto a chiedermi dove andrai
che farai, quando ritornerai
sarà perché ricordo che ai miei tempi
la mantellina era un capo di viaggio
(o ai tempi della Primula Rossa?)
La tua breve uscita, la tua lunga assenza
mi fa passare la mano sul volto
guardare lunghi tetti di case
sentirmi come se fossi investito
da una fredda folata di nevischio.

Luciano Erba, L'ippopotamo, Einaudi, Torino 1989.

05 maggio 2006

The main difference

Ed è subito sera (Pronto se hará de noche)


Ognuno sta solo sul cuor della terra

trafitto da un raggio di sole:

ed è subito sera.


Todo el mundo está solo en el corazón de la tierra

traspasado por un rayo de sol:

y pronto se hará de noche.


Salvatore Quasimodo, in Ed è subito sera, Mondadori, Milano 1942.
Per la traduzione in spagnolo: El Poder de la Palabra, Barcelona - Nueva York.

Paris at night

Trois allumettes une à une allumées dans la nuit
La première pour voir ton visage tout entier
La seconde pour voir tes yeux
La dernière pour voir ta bouche
Et l’obscurité tout entière pour me rappeler tout cela
En te serrant dans mes bras.


Tre fiammiferi accesi uno per uno nella notte
Il primo per vederti tutto il viso
Il secondo per vederti gli occhi
L'ultimo per vedere la tua bocca
E tutto il buio per ricordarmi queste cose
Mentre ti stringo tra le braccia

Jacques Prévert, in Parole, Trad. di Rino Cortiana, Maurizio Cucchi e Giovanni Raboni,TEA, Milano 1998.

04 maggio 2006

Campagna di ragazza (Campo de muchacha)

Tu sei a volte una contadina frustrata
che prende gli uccelli con le mani,
che ha cura del gatto di casa,
che chiama il cane vagabondo.

Qui non ci sono vacche né cavalli,
però tu li cerchi nel libro,
nel quaderno da dipingere del bimbo,
nel cinematografo.

Vivi tra metalli, tra fili,
tra vestiti inamidati,
tra vasi con fiori di plastica.

Sei della città, però nel fondo
del tuo cuore c'è un canarino,
un cervo selvaggio, un lupacchiotto.

Oscar Acosta, in Giovani poeti dell'America Centrale, del Messico e della Antille, a cura di H. G. Robles e U. Bonetti, Einaudi, Torino 1977.

03 maggio 2006

La lettera

Ti scrivo e la lampada ascolta.
L'orologio aspetta a brevi colpi;
chiuderò gli occhi certamente
e mi addormenterò di noi due...

Dolce è la lampada, ho la febbre;
si ode solamente la tua voce...
Il tuo nome mi ride sulle labbra,
la tua carezza sta nelle mie dita.

Ho la dolcezza di un tempo; in me
singhiozza il tuo povero cuore;
in sonnoveglia non so proprio
se ti scrivo, o se invece sei tu...

Henri Barbusse, in Poeti simbolisti francesi, a cura di G. Viazzi, Einaudi, Torino 1990.

02 maggio 2006

01 maggio 2006

Poesia di compleanno

Poiché hai compiuto gli anni, Benamata, e l’ala del tempo ha sfiorato i tuoi capelli neri, e i tuoi grandi occhi calmi hanno fissato per un momento l’imperscrutabile Nord…
Io vorrei darti, al di là dei baci e delle rose, tutto ciò che non è mai stato dato da un uomo alla sua Amata, io che tanto poco posso offrirti. Vorrei darti per esempio l’istante in cui sono nato, segnato dalla fatalità della tua venuta. Vedresti allora in me, nella trasparenza del mio petto, l’ombra della tua forma anteriore a te stessa.
Vorrei darti anche il mare dove ho nuotato da bambino, il tranquillo mare dell’isola dove mi perdevo, dove m’immergevo e da cui traevo la forma elementare di tutto ciò che esiste nello spazio in alto – stelle morte, meteoriti sommerse, il plàncton delle galassie, la placenta dell’Infinito.
E inoltre vorrei darti le mie folli corse inutili, di certo nella premonitoria ricerca delle tue braccia, e la volontà di aggredire tutto dall’alto, e travalicare tutto ciò che è proibito, e gli elastici salti danzanti per raggiungere foglie, uccelli, stelle – e te stessa, luminosa Lucina, che spargevi chiarore su di me bambino.
Ah, potessi io darti la mia prima paura e il mio primo coraggio nell’affrontarla, e il primo brivido che sentii nell’essere toccato lievemente dalla mano invisibile della Morte.
E cosa non darei per offrirti l’istante in cui, immobile e solo al mondo, mentre risuonava in preghiera il canto ecclesiastico della notte, ho visto la tua forma emergere dal mio fianco, e sforzarsi, immensa ondina archeggiante, per distaccarsi da me; e io ti ho partorito gridando, in mezzo allo scatenarsi di tempeste, rotto e immondo dalla polvere della terra.
Mi piacerebbe darti, Innamorata, quel mattino in cui, per la prima volta, le bianche molecole della carta di fronte a me si sono dilatate dinanzi al mistero della poesia improvvisamente materializzata; e dartela con tutto ciò che vi era di silenzioso e ineffabile – il deliquio delle stelle, il muto turbamento delle case, il mormorio mistico degli alberi che si toccano sotto la Luna.
E anche l’istante precedente la tua venuta, quando, mentre aspettavo che arrivassi, ti ho ricordata adolescente in quella stessa città in cui ti reincontravo anni dopo; e la certezza che ho avuto, nel guardarti, della fatalità notevole del nostro incontro, e che io ero in un solo colpo, perduto e salvo.
Vorrei darti soprattutto, Amata mia, l’istante della mia morte; e che esso fosse anche l’istante della tua morte, in modo che noi, per tanto tempo separati in vita, nel nostro decesso vivessimo una sola eternità; e che i nostri corpi fossero imbalsamati e sepolti assieme e al di sopra della terra; e che tutti coloro che si ameranno ancora potessero venire a vederci nel nostro ultimo letto; e che sulla nostra lapide comune giacesse la statua di un uomo che partorisce una donna dal suo fianco; e che ci fossero soltanto, come epitaffio, i versi di questa canzone che ti ho dedicato.

… dormi, che così
dormirai un giorno
nella mia poesia
di un sonno senza fine…

Vinicius De Moraes, Para viver um grande amor, in Per vivere un grande amore, Trad. di Amina Di Munno, Mondadori, Milano 1998.

Per vivere un grande amore

Per vivere un grande amore, è necessaria molta concentrazione e molto senno, molta serietà e poco riso - per vivere un grande amore.
Per vivere un grande amore, si deve essere uomo di una sola donna; poiché essere di molte, caspita!, è facile…- ma non ha nessun valore.
Per vivere un grande amore, primo è necessario consacrarsi cavaliere ed essere della propria dama per intero - comunque sia. Si dovrà fare del corpo una dimora dove chiudere in clausura la donna amata e appostarsi di fuori con una spada - per vivere un grande amore.
Per vivere un grande amore, vi dico, è necessaria attenzione con il "vecchio amico", che poiché è solo vi vuole sempre con sé per illudere il grande amore. È necessaria moltissima attenzione con chiunque non sia innamorato, poiché chi non lo è, è sempre pronto a infastidire il grande amore.
Per vivere un amore, in realtà, bisogna compenetrarsi nella verità che non esiste amore senza fedeltà - per vivere un grande amore. E dunque chi tradisce il proprio amore per futilità è ignaro della libertà, di quella immensa, indicibile libertà che porta un solo amore.
Per vivere un grande amore, il faut, oltre che fedele, essere un buon conoscitore dell’arte culinaria e dello judo - per vivere un grande amore.
Per vivere un grande amore perfetto, non basta essere una brava persona; è necessario avere anche dei pettorali, pettorali da rematore. È necessario guardare sempre la benamata come la prima fidanzata e anche come la propria vedova, avvolta nel sudario del suo estinto amore.
È assolutamente necessario aprire un credito di rose presso un fioraio – molto più, molto più che dalla sarta! – per far piacere al grande amore. Poiché ciò che davvero interessa al grande amore, è l’amore, è l’amore, amore a iosa; poi una fagiolata con i ciccioli è solo un punto a favore…
È un punto a favore saper fare alcune cosette: uova strapazzate, gamberi, minestrine, sughi, bistecche alla Strogonoff – stuzzichini per il dopo amore. E cosa c’è di più bello che andare in cucina e preparare con amore una gallina con un ricco e gustoso contorno, per il nostro grande amore?
Per vivere un grande amore è molto, molto importante vivere sempre assieme ed essere persino, se possibile, un’unica spoglia mortale – per non morire di dolore. È necessaria una cura costante non solo del corpo, ma anche della mente, poiché l’amata sente un qualunque nostro "calo" – e l’amore si raffredda un poco. Si dovrà essere molto cortesi senza cortesia; dolci e concilianti senza viltà; saper fare quattrini con poesia – per vivere un grande amore.
È necessario sapere bere whisky (non si arrischi mai con un cattivo bevitore!) ed essere impermeabili ai si-dice-che – che non hanno nulla a che fare con l’amore.
Ma tutto questo è inutile, se in questa selva oscura e dissennata non si è capaci di trovare la benamata – per vivere un grande amore.

Vinicius De Moraes, Para viver um grande amor, in Per vivere un grande amore, Trad. di Amina Di Munno, Mondadori, Milano 1998.

Il sabato

Poiché oggi è sabato, comprerò una chitarra per mia figlia Susanna, per farle imparare il do maggiore e cantare un giorno, accanto al letto di morte di suo padre, il valzer "Lacrime di dolore", di Pixinguinha - e suo padre possa così chiudere per sempre gli occhi fra pianti e arrivare all'eternità aiutato dalla mano nera e fraterna del grande musicista...
Poiché oggi è sabato, desidererò essere di nuovo giovane e tremare, come una volta, all'idea di incontrare la donna sposata, dai piedi di giglio; desidererò essere giovane e guardare, come un tempo, i miei bicipiti robusti di fronte allo specchio...
Poiché oggi è sabato, desidererò essere su un treno che va da Oxford a Londra, e al passaggio della stazione di Reading ricordarmi di Oscar Wilde mentre in prigione scrive che l'uomo uccide tutto ciò che ama...
Poiché oggi è sabato, desidererò essere di nuovo in un caffè del Leblon, con il mio amico Ruben Braga, entrambi neri per il sole e con i capelli, ahi, senza canizie; desidererò essere di nuovo bruno di sole e di amori, io e il mio amico Ruben Braga, lungo i marciapiedi luminosi della spiaggia atlantica, la pelle salata di mare e di saliva di donna, ahi...
Poiché oggi è sabato, desidererò ricevere una lettera improvvisa, che abbia su un foglio di carta di lino blu il segno del rossetto di carnose labbra di donna e vedere timbrato sul francobollo il nome di Firenze...
Poiché oggi è sabato, desidererò che la luna nasca in castità, e che io la guardi in cielo a lungo, e che anch'essa mi guardi con i suoi grandi occhi bianchi pieni di segreti...
Poiché oggi è sabato, desidererò scrivere nuovamente la poesia sul giorno di oggi, sentendo la perplessità di una volta di fronte alla parola scritta in poesia, e, come allora, alzarmi con la paura della cosa scritta e andare a guardarmi allo specchio per vedere se io sono proprio io...
Poiché oggi è sabato, desidererò udire mia madre cantare vecchie canzoni perdute, come quando la sera lasciava un vasto silenzio nella casa vuota di tutto tranne che della sua voce infantile...
Poiché oggi è sabato, desidererò essere fedele, essere per sempre fedele; essere con il corpo, con lo spirito, con il cuore fedele all'amica, a colei che mi porta nel suo grembo fin dalle origini del tempo e che, con mani di piuma, asterge da preoccupazioni e angoscia la mia fronte immensa e tormentata...
settembre 1953

Vinicius De Moraes, Para uma menina com uma flor, in Per vivere un grande amore, Trad. di Amina Di Munno, Mondadori, Milano 1998.