16 luglio 2006

In viaggio verso l'amore

Amico mio, sei forse in viaggio
verso il tuo amore in questa notte di tormenta?
Il cielo stride come un'anima in pena.

Non riesco a prender sonno stasera.
A tratti socchiudo l'uscio e sbircio
fuori nel buio, amico mio.

Nulla scorgo davanti a me e mi domando
dove corra il tuo sentiero.
Lungo quale argine di un buio fiume,
lungo quale confine di un'orrenda foresta,
attraverso quale intrico di fitte tenebre
si snoda il sentiero che stai battendo
per giungere a me, amico mio?


Rabindranath Tagore, Morning songs, A. Narayami, Calcutta 1883 (la trad. è di L. Vanadio).

Il giardino

Non un fremito d'aura giocondo
nell'afa ardente. Su l'immota frasca
tace ogni trillo, e boccheggianti a fondo
giacciono i pesci d'oro entro la vasca.

Passa d'uccelli una tribù fuggiasca
radendo in fila il bosco sitibondo,
e i gigli stanchi senton la burrasca
che soffocante gravita sul mondo.

Oh mentre il viso tuo sfiorisce e langue
come quei figli, e fra ridente e mesta
mi guardi effusa d'un pallore esangue,

tu pure, inconscia, senti la tempesta
d'amor che t'urge e che t'affanna il sangue,
e stanca di desio pieghi la testa.


Giovanni Marradi, in Il tesoro della poesia italiana. Dal Seicento all'Ottocento, a cura di G. Davico Bonino, Mondadori, Milano 1982.

15 luglio 2006

Perché non dirlo?

Deliri come tu sola sai farlo.
E io compongo numeri
come per mangiare.
Tu deliri e io compongo numeri - questi versi -
come per bere.
E ci dimentichiamo, nel tuo delirio e nelle mie metriche,
della morte che sta dietro il balcone,
e della vita che sale per il camino,
come una strega,
in questa lunga canna sormontata da palme
che è l'esistenza,
che è la pazienza,
che è - perché non dirlo? - la nostra innocenza.

José Moreno Villa, in Vittorio Bodini, I poeti surrealisti spagnoli a cura di Oreste Macrì, Einaudi, Torino 1988, vol. II.

Quanto ti odio!

Quest'incontro l'ho combinato
a prezzo di molti stratagemmi.
Arrivo trafelata
e scopro che russi forte
- ah, quanto ti odio! -
D'accordo, mi sgriderai,
ma ti sveglio:
e, invece, ti giri dall'altra parte
- ah che rabbia mi fai! -

Il tempo scorre silenzioso
in queste notti di primavera.

Anonima giapponese, in The best geisha's songs, a cura di B. Fiedler, Mac Millan, London - New York 1986 (la traduzione è di U. Bottoni).

Il vento scrive

Su la docile sabbia il vento scrive
con le penne dell'ala; e in sua favella
parlano i segni per le bianche rive.

Ma, quando il sol declina, d'ogni nota
ombra lene si crea, d'ogni ondicella,
quasi di ciglia su soave gota.

E par che nell'immenso arido viso
della piaggia s'immilli il tuo sorriso.

Gabriele D'Annunzio, Alcyone, a cura di P. Gibellini, Einaudi, Torino 1996.