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Visualizzazione dei post da giugno, 2006

Quelle sue labbra ch'era peccato mordere

Quelle sue labbra ch'era peccato mordere tanto infantili e tenere s'aprivano (neve di sogno non può il tempo sciogliere) chiude un sigillo di divina cera. Ma avete flauti eterni come il mare, o labbra più profonde della sera. Maria Luisa Spaziani, Poesia d'amore del Novecento a cura di Angela Urbano, Crocetti Editore, Milano 2005. Pubblicata sul web in POESIA .

Assenza ovunque vedo

Assenza ovunque vedo: nei tuoi occhi la rifletti. Assenza ovunque ascolto: la tua voce suona tempo. Assenza ovunque aspiro: il tuo fiato d'erba odora. Assenza ovunque tocco: si spopola il tuo corpo. Assenza ovunque sento. Assenza. Assenza. Assenza. Miguel Hernández, in Poeti del Novecento italiani e stranieri , a cura di E. Croce, Einaudi, Torino 1960 (la trad. di questa lirica è di D. Puccini)

In sogno ti vedo ogni notte

Io sogno ti vedo ogni notte mi saluti, nel sogno, con affetto; ed io, rompendo in lagrime dirotte, ai piedi tuoi mi getto. Tu mesta a me guardi fisso, e scuoti la testina bionda; a perla a perla, lento per il viso, il pianto dagli occhi ti gronda. E mi sussurri lieve una parola, e un mazzo di cipresso mi dài tu. Io mi desto ed il mazzo s'invola, e la parola, ahimè, non la so più. Heinrich Heine, Il libro dei canti , intr. di V. Santoli, trad. di A. Vago, Einaudi, Torino 1983.

Es verdad (È vero)

¡Ay que trabajo me cuesta quererte como te quiero! Por tu amor me duele el aire, el corazón y el sombrero. ¿Quién me compraría a mí este cintillo que tengo y esta tristeza de hilo blanco, para hacer pañuelos? ¡Ay que trabajo me cuesta quererte como te quiero! È vero Ahi quanto mi costa amarti come ti amo! Per amor tuo mi duole l'aria, il cuore e il cappello. Chi comprerebbe da me questo nastrino che ho e questa tristezza di filo bianco, per fare fazzoletti? Ahi, quanto mi costa amarti come ti amo! Federico García Lorca, Imprevisto amore , a cura di Donatella Ziliotto, Salani, Milano 2001. La traduzione di questa poesia è di Piero Menarini.

Se non ci sei...

Se non ci sei, mi sembra un sepolcreto questo villaggio; svanita è la malía del paesaggio, del verde idillio queto se non ci sei. Se non ci sei, rifaccio il mio sentiero a fronte bassa, e i colli, i fior, la nuvola che passa, tutto mi è strano e nero, se non ci sei. Se non ci sei, se non ti leggo in volto che sai ch'io t'amo, che irrequïeto ti sogno e ti chiamo, che il raggio mio m'è tolto, se non ci sei; se non ci sei, mi avvinghia oscuramente nelle sue braccia la Noia, incúbo dalla tetra faccia; l'ore son nebbie lente se non ci sei; ma se ti trovo, sfuggon via col volo delle farfalle; ride la casa, un cantico è la valle, un trillo d'usignuolo, quando ti trovo! Giovanni Camerana, in Il tesoro della poesia italiana. Dal Seicento all'Ottocento , a cura di G. Davico Bonino, Mondadori, Milano 1982.

Digitale purpurea

I. Siedono. L’una guarda l’altra. L’una esile e bionda, semplice di vesti e di sguardi; ma l’altra, esile e bruna, l’altra… I due occhi semplici e modesti fissano gli altri due ch’ardono. «E mai non ci tornasti?» «Mai!» «Non le vedesti più?» «Non più, cara.» «Io sí: ci ritornai; e le rividi le mie bianche suore, e li rivissi i dolci anni che sai; quei piccoli anni cosí dolci al cuore…» L’altra sorrise. «E di’: non lo ricordi quell ’orto chiuso? i rovi con le more? i ginepri tra cui zirlano i tordi? i bussi amari? Quel segreto canto misterïoso, con quel fiore, fior di …?» « morte : sí cara». «Ed era vero? Tanto io ci credeva che non mai, Rachele, sarei passata al triste fiore accanto. Ché si diceva: il fiore ha come un miele che inebria l’aria; un suo vapor che bagna l’anima d’un oblío dolce e crudele. Oh! quel convento in mezzo alla montagna cerulea!» Maria parla: una mano posa su quelle della sua compagna; e l’una e l’altra guardano lontano. II. Vedono. Sorge nell’azzurro intenso del ...