Quelle sue labbra ch'era peccato mordere
Quelle sue labbra ch'era peccato mordere tanto infantili e tenere s'aprivano (neve di sogno non può il tempo sciogliere) chiude un sigillo di divina cera. Ma avete flauti eterni come il mare, o labbra più profonde della sera. Maria Luisa Spaziani, Poesia d'amore del Novecento a cura di Angela Urbano, Crocetti Editore, Milano 2005. Pubblicata sul web in POESIA .